Donare il sangue non significa solamente salvare la vita a persone che necessitano di una trasfusione urgente, ma significa anche donare una parte di sangue, quella liquida, detta plasma, che non ha il caratteristico colore rosso, bensì giallo. Anche la sua utilità, però, è enorme: il plasma infatti è utilizzato per produrre farmaci salvavita somministrati per numerose patologie come immunodeficienze o neuropatie, che permettono ai pazienti non solo di sopravvivere, ma di vivere una vita normale.
Il plasma è composto per ben il 92% da acqua, per il 7% da proteine (ad esempio albumina, fibrinogeno, immunoglobuline e fattori per la coagulazione) e per l’1% da molecole organiche (ad esempio, glucosio e amminoacidi), ioni (sodio, potassio, cloro, calcio, ione bicarbonato), vitamine, ossigeno e anidride carbonica.
Il plasma viene inviato a industrie accreditate per la produzione di farmaci salvavita detti plasmaderivati, ovvero farmaci estratti dal plasma tramite frazionamento. I farmaci così prodotti tornano al sistema sanitario, senza costi. Si chiamano “salvavita” perché senza di essi i pazienti dovrebbero fronteggiare un progressivo deterioramento del proprio organismo.
COME SI DONA IL PLASMA?
In Italia il plasma raccolto e lavorato industrialmente proviene esclusivamente da donazioni volontarie, anonime e non remunerate effettuate per la maggior parte da donatori periodici. Per donare il plasma è sufficiente sottoporsi a un semplice prelievo effettuato tramite un separatore cellulare, apparecchio che immediatamente separa la parte corpuscolata, ovvero globuli rossi, bianchi e piastrine, dalla componente liquida che viene raccolta in una sacca di circa 600-700 ml. La parte corpuscolata viene reinfusa nel donatore, mentre il volume di liquido che si sottrae con la donazione viene ricostituito grazie a meccanismi naturali di recupero, all’infusione di soluzione fisiologica e all’assunzione di liquidi. Questo processo prende il nome di plasmaferesi e dura circa 40-50 minuti.
PERCHÉ DONARE?
Il 2022 è stato un anno difficile per la raccolta di plasma che ha subito un calo del 2,3% rispetto all’anno precedente, situazione che allontana ulteriormente l’Italia dall’obiettivo dell’autosufficienza. Per soddisfare il fabbisogno di medicinali plasmaderivati come l’albumina e le immunoglobuline, infatti, il nostro paese è costretto a rivolgersi sempre di più al mercato estero. Per quanto riguarda i farmaci plasmaderivati, l’autosufficienza della nostra nazione sarebbe raggiunta se raccogliessimo almeno 18 kg di plasma ogni mille abitanti per la lavorazione industriale. La media italiana, purtroppo, è 14 kg.
La soluzione è quindi una: donare.